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10 – 12 SETTEMBRE: Residenza artistica
12 SETTEMBRE: Presentazione e visita guidata

 

Alfonsine è il paese natale del poeta Vincenzo Monti, uno dei massimi esponenti del Neoclassicismo italiano, e tra le sue opere è da ricordare la nota traduzione dell’Iliade. Seguendo questo apparente fil rouge di matrice quasi archeologica, che parte quindi da Omero e procede attraverso Virgilio per culminare in Dante, si vuole porre l’accento sulla singolarità di Alfonsine come località ctonia della poesia. Nel Parco delle Millegocce l’artista Francesco Arena colloca la sua opera UNCIELO ispirata al Paradiso dantesco: un blocco di un metro  cubo di argilla sulla cui faccia superiore sono profondamente incise le parole UNCIELO senza spazio tra le due a formare un’unica parola. Il blocco è installato en plein air e lasciato a contatto con gli eventi atmosferici che lo consumeranno riportando l’argilla di cui è composto alla sua naturale origine di terra e il cielo a cui allude, un altro che si aggiunge a quelli immaginati da Dante nel suo Paradiso, a disperdersi nel vento e nella pioggia. Un pezzo di cielo caduto sulla terra, che data la sua fragilità decade dal suo stato di grazia e di trascendenza, si combina senza opporre resistenza all’immanente. Un cielo altro alla portata dell’uomo che è sintomo di trasformazione e rigenerazione.

A partire da venerdì 10 settembre è possibile vedere l’artista al lavoro sull’opera, che verrà presentata lunedì 13 settembre.

Installazione site-specific a cura di Giuseppe Capparelli, con la direzione artistica di Carlo Palmisano.

Ingresso libero nel rispetto della normativa anticovid vigente.

 

Francesco Arena

Francesco Arena nasce nel 1978 a Torre Santa Susanna in provincia di Brindisi, diplomato all‘Accademia di Belle Arti di Lecce nel 2001, è uno scultore.

Nella ricerca artistica di Francesco Arena sono evidenti i codici espressivi che hanno caratterizzato i movimenti della Minimal Art e dell’Arte Povera a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso, intrisi da una forte componente autobiografica e geometrico-strutturale.

Il suo processo lavorativo è basato sulla storia italiana degli ultimi anni, indagata e studiata attraverso documenti e compiendo ricerche precise, ma soprattutto prende avvio da una salda impostazione politica familiare e personale. . L’uomo e il tempo riescono a condizionare lo spazio in cui ci è dato vivere. Il suo è un lavoro politico, sociale, che si esprime attraverso un minimalismo assai personale fatto di pietra, cartone, bustine di zucchero, bronzo, terra refrattaria e molto altro, mente il tempo scorre inesorabile. Fondamentale nelle opere è l’ossessione per i numeri e le misurazioni, usati come dato certo per interpretare gli eventi. I temi affrontati scandagliano il recente passato storico italiano, analizzando gli avvenimenti degli anni Settanta ed Ottanta.

L’avvio di questa riflessione al contempo plastica e politica avviene nel 2004, con l’opera “3,24 mq” e nella quale, in scala 1:1, ha ricostruito, servendosi di una grossa cassa di legno percorribile al suo interno, di quelle adoperate per il trasporto merci, lo sgabuzzino nel quale nel 1978 fu tenuto prigioniero Aldo Moro, prima di essere assassinato dalle Brigate Rosse.

Partecipa a diverse mostre collettive sia in Italia e in Europa ed espone le sue opere in mostre personali fra Milano, Napoli, Roma e anche a Londra e Barcellona.