PANE E LIBERTA’ – ELENA BELLANTONI

PANE E LIBERTA’ – ELENA BELLANTONI

Luogo: Parco Urbano di Conselice

Anno: 2021

Elena Bellantoni per Terrena – Land Art in Bassa Romagna sulle tracce di Dante

A cura di Giuseppe Capparelli

Direzione artistica Carlo Palmisano

Come un meteorite che cadendo crea la vita, così il corpo dell’artista Elena Bellantoni ha generato l’installazione site-specific Pane e Libertà, pensata e realizzata nel contesto di Terrena – Land Art in Bassa Romagna sulle tracce di Dante presso il Bosco Urbano del Comune di Conselice.

All’interno di un cerchio di terra scura l’artista ha collocato il calco in gesso del suo corpo e lo ha “riempito” di parole fatte di pane e affianco ad esso ha adagiato tre pagnotte fatte di gesso.

Elena Bellantoni approfondisce così i temi legati alla dignità e al lavoro. L’installazione è il risultato della sua riflessione sui Canti I e XXXI del Purgatorio nella ricerca della libertà – seguendo le parole e la figura di Catone l’Uticense – rispettando sempre se stessi senza mai tradirsi. All’interno del calco si possono leggere, inoltre, le parole della terzina del Sommo Poeta che ha ispirato la Bellantoni: “libertà va cercando / ch’è si cara / come sa chi per lei / vita rifiuta”. Su un braccio e su una gamba, invece, le parole PANE / E / LIBERTÀ.

Bellantoni per la realizzazione delle sculture e del calco si è avvalsa del supporto di un gruppo di lavoro: il corpo dell’artista ha sopportato le alte temperature del gesso liquido; questa fase performativa è stata per l’artista determinante per la resa finale e rientra pienamente nel processo definitivo di costruzione dell’opera. L’artista è entrata con il proprio corpo nudo, svuotato da pulsioni erotiche, dentro lo spazio reale della terra. Quello che resta del suo corpo è l’impronta-calco di una presenza di passaggio: un corpo morto sospeso fra la vita e la morte, che fluttua in un limbo. Il corpo dell’artista è senza peso, in netto contrasto con il pieno del pane, insieme rappresentano una traccia della sua presenza nel mondo.

Da Catone l’Uticense deriva anche il concetto di appagamento dato dal sapere come alimento dell’anima che permette l’ingresso in paradiso. Così il corpo si riempie, di pane ma anche di parole: “Parole di pane”. Con il supporto del forno storico di Anita Maccanti a Conselice e di alcune giovani donne che hanno partecipato al laboratorio, Elena Bellantoni ha realizzato quarantadue parole, poi donate ai cittadini e fatte con il pane locale. Queste parole di pane hanno poi colmato il calco in gesso fino a ricoprirlo, per svelarlo – una parola alla volta – in una performance partecipata dove il corpo/pane dell’artista è stato spezzato e condiviso dal pubblico. Una “eucarestia laica” che ha dato vita ad una serie di coppie di parole casuali, delle combinazioni fortemente significative: braccia-duro, rosso-rana, mondina-forza, parole-credere, affetto-cibo, donna-penso, io-vuoto, solo per citarne alcune. L’artista ha donato queste parole ai cittadini di Conselice, componendo una poesia di “parole di pane” e “parole libere” così descritta dalla Bellantoni:

PAROLE di Pane

Ci sono delle parole calde come il pane appena sfornato, dure come il pane raffermo, nere come la segale. Sono delle parole che hanno a che fare con la nostra identità e la nostra storia. Il pane che si spezza siamo noi, con la nostra vita, con la crosta che ci protegge e la mollica morbida che ci accoglie.

Il pane è simbolo di lavoro, di comunità e di condivisione, di lotta e di diritti. Il pane è vivo, nasce dal lievito madre. Il pane è donna. Il pane è libertà.

L’opera, dal titolo significativo Pane e Libertà, rimanda alla nota rivolta delle mondine che allo scadere del XIX secolo ha visto Conselice protagonista di fatti dolorosi e tragici con l’uccisione di tre lavoratrici e lavoratori del posto, i cui corpi sono rappresentati dalle tre pagnotte di gesso. La lotta per il pane di quegli anni fu da sprone per la nascita di corporazioni di lavoratori che permisero la fondazione del sindacato inteso in senso moderno e, ripercorrendo questo fil rouge della memoria, a conclusione della performance il pubblico è stato invitato a lanciare nel terreno adiacente l’installazione delle “bombe di semi” preparate dall’artista con fiori rossi, in particolare papaveri, simbolo della Resistenza.

Una volta che il tempo avrà fatto il suo corso e il corpo e le pagnotte di gesso saranno tornate alla terra e la buca ricolmata, resteranno solo papaveri rossi a ricordare il passaggio dell’artista.

Website: http://www.onthebreadline.it/


Elena Bellantoni nasce a Vibo Valentia nel 1975 ed è un’artista visiva. Laureata in Arte contemporanea, studia anche a Parigi e a Londra, dove consegue un master in Visual Art alla Wca University of Arts di Londra. Attualmente lavora a Roma e Berlino. Il suo lavoro di ricerca esplora le dinamiche identitarie e relazionali che si instaurano nei territori e negli spazi che attraversa. Utilizza così il linguaggio e il corpo come “s-oggetti” di indagine e formalizza i suoi progetti attraverso: il video, la fotografia, la performance, la scultura, il disegno e l’installazione. Attualmente è docente di Fenomenologia del corpo e metodi e tecniche per L’arte terapia all’Accademia di Belle arti di Roma.

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